mercoledì 17 aprile 2024

ARTICOLO DI OPINIONE

Le camicie nere tornano di moda

Laura Bota 




Paesaggio urbano con ferroviere di Mario Sironi (1924)



L’indifferenza è sicuramente il ‘fatal flaw’ (letteralmente ‘difetto fatale’) degli Italiani.

Abbiamo, come popolazione, la capacità di girare la testa dall’altra parte anche davanti le peggiori disgrazie. Un esempio? Lasciamo morire le persone nel Mediterraneo ormai da anni, ci lamentiamo sì e no due volte all’anno e lasciamo correre.

Uno prova a discutere il problema e la tipica risposta è: “eh, ma noi che possiamo fare?”, detto mentre sorseggiano il loro Spritz nel bar più costoso di Milano, lamentandosi dell’inflazione e di Chiara Ferragni.

Questa indifferenza è quella che ha permesso a un migliaio di persone di riunirsi e fare il saluto romano urlando “presente” il 7 Gennaio 2024, a Roma. Non stiamo parlando di qualche decina di persone, ma di una folla intera di veri e propri fascisti. E di questi neanche la metà sono stati identificati e puniti. 

L’avvenimento viene nominato anche “Acca Larentia” dal nome della via nella quale è avvenuta la manifestazione; questa si è svolta per commemorare la morte dei militanti Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni uccisi nel 1978 da dei terroristi di estrema sinistra. 

Vedere persone che si radunano per dimostrare il proprio appoggio al regime fascista non è una cosa nuova, nonostante la legge Scelba (formalmente legge 20 Giugno 1952, n.645) lo vieti. Alcuni di questi manifestanti vengono denunciati e talvolta puniti, mentre altri, per non dire la maggior parte, rimangono impuniti.

Era infatti l’ottobre del 2022 quando centinaia di persone marciarono sul comune di Predappio indossando camicie nere e urlando il nome del duce, seguito dal classico ‘presente’. Tra la folla numerosi erano i bambini. 

Era invece il 29 Aprile 2018 a Milano quando una folla si è unita a commemorare la morte di Sergio Ramelli, sempre con il saluto romano.

Queste manifestazioni, che possiamo definire tranquillamente illegali, hanno avuto la strada spianata da quei partiti che, nonostante la loro innata xenofobia, omofobia, e quindi un innato timore per il diverso, hanno raggiunto la maggioranza. C’è chi pensa che questo non sia un problema e che sia l’unico modo per salvare l’Italia, chi invece preferirebbe un governo più aperto alle diversità.

Nonostante le differenze di pensiero, ci sono dei diritti e dei doveri che, indifferentemente dal partito che appoggiamo, dobbiamo seguire. 

Negli ultimi mesi e in particolare nelle ultime settimane si è parlato tanto di libertà di espressione e di censura. Perché?

Era il 7 Dicembre 2023 quando alla Prima della Scala, Marco Vizzardelli urlò “Viva l’Italia anti-fascista”, poco dopo la fine dell’Inno di Mameli. Nonostante il commento non avesse nulla di sbagliato o di irrispettoso, la Digos in persona (che si occupa di contrastare i reati che vanno contro l’ordine pubblico, come il terrorismo) si è messa ad indagare. Quattro agenti, poco prima della fine dello spettacolo, hanno fermato Vizzardelli, chiedendogli i documenti. Non sarebbe stato strano se l’esclamazione di Vizzardelli fosse stata “viva l’Italia fascista” (in quanto va contro la legge), ma dire “viva l’Italia anti-fascista” è solo sottolineare una legge già esistente. Eppure, nonostante questo, la Digos ha ricevuto l’ordine di identificarlo, quasi fosse un terrorista.

Una situazione simile si è ripetuta nella recente settimana di Sanremo: sono bastati due artisti, Ghali e Dargen, che chiedevano uno stop alla guerra per alzare un putiferio. Ricordo che, nonostante il palco di Sanremo non sia un palco dedicato a discorsi politici, è un palco sul quale dovrebbe vigere la libertà di espressione, come in tutta Italia. Questo però non ha impedito alla Rai di censurare la scena in cui Ghali dice “stop al genocidio”, eliminandola da qualsiasi replica ufficiale.

L’ambasciatore italiano di Israele ha accusato Sanremo di aver ospitato artisti che diffondono false informazioni e ha inviato un comunicato stampa al programma “Domenica In” (successivo alla finale di Sanremo) dove consolidava il sostegno dell’Italia nei confronti di Israele. Oltre a ciò la conduttrice del programma, Mara Venier, più volte ha interrotto l’artista Dargen, che cercava di affrontare un tema discusso anche nella sua canzone, ovvero l’ingiustizia della guerra. 

Dopo questi avvenimenti gli artisti, in maniera particolare Ghali, sono stati al centro di grandi dibattiti e di drammi. L’artista stesso ha risposto alle accuse al programma “Domenica In”, affermando: “Ho sempre parlato di questo, da quando sono bambino. Sono uno di quelli nati grazie a Internet, quindi Internet può documentare che é da quando sono bambino, da quando faccio canzoni, che parlo di quello che sta succedendo, perché non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti già da un po’”.  

Dopo gli atti di censura, sono numerose le persone che sono scese in piazza a ribellarsi contro la Rai. Ma purtroppo queste manifestazioni sono spesso finite in modo violento: a Torino ma anche a Bologna, Napoli e Roma le forze dell'ordine si sono scontrate con i manifestanti. 

Video raccapriccianti girano sul web: persone innocenti che non avevano nessun oggetto con cui poter far del male, obbligati da poliziotti armati fino ai denti a sdraiarsi a terra. Molti sono gli studenti, completamente innocui. 

Stiamo assistendo a una parte importante della nostra storia e non se ne sta parlando abbastanza. Non importa se sei di destra, sinistra o se faresti cadere il governo. Se le persone che inevitabilmente hanno più potere di noi iniziano a zittirci, a nascondere le nostre parole, la situazione diventa critica.

Dire che “la storia si ripete” vuol dire essere consapevoli di quello che ci sta succedendo, perché negli anni Venti del secolo scorso gli Italiani hanno visto la progressiva ascesa del fascismo e insieme ad esso l'aumentare esponenziale della censura su tutte le forme di comunicazione allora presenti.

Ora é il 2024 e Ghali è pubblicamente censurato dalla Rai. E' il 2024 e studenti e persone innocenti sono picchiati dai poliziotti perché manifestano contro la negazione di diritti fondamentali. E’ il 2024 ma... sembra il 1924.