mercoledì 17 aprile 2024

LAO TZU: IL TAO

Asia Giaime


Di chi si tratta?


Sappiamo molto poco dell’autore del Tao Te Ching (Laozi), di cui parleremo in seguito, che si presume essere Lao Tzu. E’ diventato una figura quasi mitica, si è persino ipotizzato che il libro non sia opera sua, ma una raccolta di detti di vari studiosi. Quello che sappiamo per certo è che nel corso della dinastia Zhou è esistito uno studioso nato nello stato del Ku con il nome “Li Er” o “Tao Tan” che divenne noto come il nome di Laozi (“il vecchio maestro”). Diversi testi indicano che era un archivista presso la corte Zhou e che Confucio (fondatore del confucianesimo, una filosofia di vita*) lo consultava per rituali e cerimonie. La leggenda vuole che Lao Tzu abbia lasciato la corte nel momento del declino della dinastia Zhou e che si sia messo in viaggio verso Occidente in cerca di solitudine. Mentre stava per varcare il confine, una delle guardie lo riconobbe e gli chiese di mettere per iscritto il suo sapere. Lao Tzu scrisse allora il Tao Te Ching, poi proseguì per la sua strada e nessuno più lo rivide. Questa è stata la sua prima ed ultima opera.


* se si vuole un approfondimento su questa filosofia richiederlo nella buca delle lettere.


Il Tao che può essere detto non è il Tao eterno


Prima di spiegare come questo pensiero aiutò la visione collettiva della vita di quel tempo, dobbiamo dire in quale contesto questa idea venne diffusa e perché fosse così importante.

Ci troviamo nel VI secolo a.C., la Cina è governata ormai da tempo dalla dinastia degli Zhou, che in questo periodo, a causa di continui conflitti, inizia a decadere. Queste condizioni portarono alla creazione di una nuova classe sociale di amministratori e magistrati all’interno delle corti, le quali erano impiegate nell’elaborazione di nuove strategie di governo. Esse presero il nome di “cento scuole di pensiero”. Cercarono soluzioni per molti problemi, si fecero molte domande ma due in particolare, anch'esse condivise con la filosofia greca, tormentavano e cercavano una risposta tra queste scuole di pensiero:

  • come si può raggiungere la stabilità in un mondo in continuo cambiamento?

  • la religione, è davvero la risposta?


La filosofia cinese c'entrava ben poco con queste domande sul senso della vita e sul cosmo, perché, essendosi sviluppata dalla politica e avendo un legame molto stretto con essa, si preoccupava di trattare temi come l’etica e la morale.

Il Tao Te Ching, che significa La via e il suo potere, ed è attribuita a Lao Tzu fu uno dei primi tentativi di imporre un governo giusto basato sulla teoria della virtù nonché del Dè o Te che poteva essere trovato, secondo Lao Tzu, seguendo il Dao o Tao cioè “la via”.

Questo pensiero sarà poi la base della filosofia nota come taoismo.



Per capire il concetto di Tao più a fondo dobbiamo sapere che per gli antichi cinesi il mondo era in eterno mutamento, in continuo cambiamento ciclico, si passa quindi da uno stato all’altro. Essi vedevano i diversi stati non come opposti, ma in relazione fra loro, derivanti l’uno dall'altro e non ci può essere uno se non c'è l’altro. Il cambiamento è visto come  un’espressione del Tao e porta alle diecimila manifestazioni che costituiscono il mondo. Il Tao Te Ching dice che gli esseri umani non sono che una di queste diecimila manifestazioni e che non hanno uno status speciale. Tuttavia, a causa del nostro desiderio e della nostra libera volontà, possiamo deviare dal Tao e turbare l'equilibrio armonioso del mondo. Vivere una vita virtuosa significa agire in conformità al Tao. Seguire il Tao però non è facile, come riconoscere il Tao Te Ching.

Filosofeggiare sul Tao è inutile, perché va al di là della comprensione degli uomini. Esso è caratterizzato dal Wu, “ il niente”, per cui possiamo vivere nel Tao solo secondo la “non-azione”, non letteralmente, ma agire in accordo con la natura in maniera spontanea e intuitiva. Questo a sua volta comporta agire senza desiderio, ambizione o ricorso a convenzioni sociali.