giovedì 25 marzo 2021

La macchina del tempo

 

Caro Dante,

25 marzo 2021. 700 anni dalla tua morte. 


Trovo bizzarro il fatto che noi esseri umani siamo così entusiasti di celebrare la morte dei grandi personaggi della storia…

Innanzitutto devo dirti una cosa che ti farà molto onore: ancora oggi, a distanza di 549 anni dall’“Editio princeps” della “Divina commedia”, essa non solo rappresenta ancora un caso letterario mondiale e il modello per la lingua italiana, ma, insieme al “Convivio”, alla “VIta Nova”, e a tutte le tue opere, viene ancora studiata da tutti i ragazzi, e non solo, del mondo. Chiunque oggi saprebbe recitare il primo Canto dell’Inferno.

Ma perché ancora oggi leggiamo le tue opere?

In molti, soprattutto studenti in crisi prima di un’interrogazione, si sono posti questa domanda e altrettanti insegnanti e studiosi hanno tentato di rispondere: c’é chi afferma che la tua produzione faccia parte di una cultura generale necessaria, oppure c’é chi ne esalta il modello linguistico e letterario, che rappresenta un tassello fondamentale per la letteratura. Ovviamente esistono anche tante altre motivazioni.

E tutte hanno un’alta probabilità di esser corrette, ma credo che spesso, nel caso di bambini o ragazzi, esse non siano abbastanza soddisfacenti, e lascino in noi solamente il “peso” delle trenta, quaranta pagine da studiare…

Quale potrebbe essere una soluzione?

Immaginarti un normale essere umano.

Non divino, non sommo, come tutti ti definiscono.

Credo che questi aggettivi, per quanto risaltino la tua importanza innegabile, non fanno che aumentare la distanza fra te e il lettore, e rendono più difficile approcciarsi con interesse alla lettura delle tue opere.

Siamo più propensi a ricordarci le cose vicino a noi, nel nostro quotidiano, sia perché le conosciamo come le nostre tasche, e sia perché amiamo la consapevolezza. Siamo perennemente “schiavi” dell’esigenza umana di stabilità.

Tu, Dante, sei stato un ragazzo giovane che, come tutti, si è innamorato, ha vissuto esperienze e ha anche passato momenti bui. Hai avuto nemici, amici, maestri, idoli. Ti sei nutrito di storie attraverso i libri (noi oggi lo facciamo ancora, ma più spesso anche grazie ai film e alle serie TV, che sono dei libri in cui puoi vedere le scene). Di tutto questo ne hai fatto delle opere letterarie straordinarie. Hai reso straordinaria l’ordinarietà dei tuoi tempi, che, se variata con elementi tecnologici e evoluzione storica, non è poi così tanto lontana dalla nostra.

Vorrei soffermarmi sulla “Divina Commedia” perché negli anni che verranno riceverà molte “letture” diverse: da quella religiosa, a quella allegorica-didascalica e morale. Tutte “letture” corrette, ma sempre molto lontane da ciò che può suscitare emozioni a una persona del XXI secolo.

Credo che l’unico modo per portare il poema nella nostra quotidianità sia di trasformarlo in un viaggio interiore, il cui scopo non é solamente quello di salvare l’umanità, ma anche di scavare dentro noi stessi: un viaggio in cui, varcata la soglia, si è soli, da cui non si può scappare ("lasciate ogne speranza, voi ch’intrate), e che prima o poi ognuno sperimenta nella propria vita, che sia un cavaliere del medioevo, una dama vittoriana o un’ imprenditrice digitale.

Così la “Comedìa” acquista un valore molto più intimo nei confronti del lettore: le tue avventure, i tuoi incontri inaspettati si avvicinano a ciò che sperimentiamo nella realtà.

La tua reazione alle storie dei dannati è naturale (forse però hai un po' troppi cali di zucchero): provi pena, curiosità e anche, ma in modo molto velato, desideri vendetta. Hai descritto il tuo astio nei confronti di alcune persone che conoscevi, come Filippo Argenti, il tuo vicino violento, che affoga nella melma, nell’inferno, oppure la tenzone con Forese Donati, nel Purgatorio. Oggi quest’ultimo confronto potrebbe essere paragonato a un “dissing” (letteralmente mancare di rispetto, criticare un’altra persona appartenente allo stesso ambiente) fra rapper (persone che cantano con un ritmo e una musica molto sincopate e uniformi, quasi una cantilena parlata). Questo spirito di vendetta nei confronti di chi non era nelle tue simpatie, quindi, é inaspettatamente vicino a noi.

Forse immaginarti così, così reale, così umano è il modo perfetto per renderti davvero memorabile e immortale, anche dopo settecento anni.

La macchina del tempo impiegherà un viaggio più lungo del solito, quindi, spero che la missiva venga recapitata nel secolo corretto.

Spero in una tua risposta. 

 Tua, Anastasia