di Elettra Dutto
Una
volta a Natale i miei nonni ricevevano solo un mandarino e una
statuetta del presepe e per loro era festa; da qualche decennio a
questa parte si fanno regali molto più numerosi e dispendiosi e per
le Multinazionali è l’occasione perfetta per fare ancora più
soldi di quanti non ne abbiano già, mentre per le persone con un
negozio autonomo è un’opportunità per guadagnare riuscendo a
mettere qualche soldo da parte. Ma entriamo nel dettaglio.
Molti
di noi hanno approfittato delle Multinazionali per fare dei regali di
Natale, da Amazon a IBS, da Adidas a Shein; da un lato perché è
comodo (si cerca il prodotto che si desidera sul sito e il pacco
arriva direttamente a casa) e dall’altro perché alcuni prodotti
non si riescono a trovare facilmente nei negozi fisici. Queste
Multinazionali hanno sicuramente approfittato, come ogni anno, del
periodo di Natale, con il “vantaggio” che questi ultimi due sono
stati più fruttuosi, perché, con l’avvento della pandemia che ha
costretto in casa milioni di persone, gli acquisti online sono
diventati la norma.
Prima
di passare alla situazione dei piccoli negozi, vorrei parlarvi di una
città in cui il Natale è presente tutto l’anno, ma non in senso
positivo. Yiwu è una città cinese in cui tutti gli abitanti
producono oggetti natalizi 365 giorni all’anno. Probabilmente molte
delle nostre decorazioni provengono proprio da lì, dove i lavoratori
non godono di giusti diritti e vengono sfruttati, compresi i bambini.
È
arrivato il momento di guardare il punto di vista dei piccoli negozi:
per loro il periodo di Natale può significare l’80% del loro
guadagno annuale, schiacciati dalle sempre più influenti
Multinazionali. Se vogliamo assicurarci di fare un regalo che
rispetti i diritti dei lavoratori e l’ambiente, rivolgersi ai
piccoli negozi specializzati è la cosa migliore da fare. Questo
perché, facendo così, tutti ci guadagnano: l’acquirente riceve un
lavoro artigianale, realizzato con cura e che durerà degli anni,
l’artigiano si guadagna uno stipendio più che meritato e può
continuare a tenere aperte le serrande del suo negozio. Ovviamente un
cappello confezionato da un artigiano e venduto in un piccolo negozio
costa di più, se confrontato a un cappello trovato nei famosi negozi
cinesi, ma il lavoro è di qualità, l’artigiano che lo ha prodotto
non è stato sfruttato, il materiale ha una provenienza certa e quel
cappello avrà una lunga vita. Come diceva la mia bisnonna: “Chi
più spende, meno spende”.
Infine,
vi riporto i dati che ho trovato in un articolo de “Ilsole24ore”,
che si riferisce agli studi effettuati quest’anno da Confcommercio
sui consumi del mese di dicembre. Gli Italiani hanno speso in media 158 Euro a testa per i regali, nonostante il prezzo dei consumi (affitto,
bollette, servizi) complessivi per famiglia di tutto il Paese ammonti
a 1.645 Euro. La quota della tredicesima è poco maggiore degli anni
scorsi, nonostante l’aumento delle tasse.
Dunque,
a dispetto dell’aumento dei prezzi dei consumi, gli Italiani, anche
quest’anno, non hanno rinunciato all’antica tradizione dello
scambio dei regali. Spero si ritorni presto a fare regali ecologici
ed ecosostenibili per far rinascere la mano d’opera artigiana e
fare doni di vero valore.