domenica 16 gennaio 2022

IL NATALE È UN BUSINESS? DIPENDE DAL PUNTO DI VISTA

di Elettra Dutto


Una volta a Natale i miei nonni ricevevano solo un mandarino e una statuetta del presepe e per loro era festa; da qualche decennio a questa parte si fanno regali molto più numerosi e dispendiosi e per le Multinazionali è l’occasione perfetta per fare ancora più soldi di quanti non ne abbiano già, mentre per le persone con un negozio autonomo è un’opportunità per guadagnare riuscendo a mettere qualche soldo da parte. Ma entriamo nel dettaglio.
Molti di noi hanno approfittato delle Multinazionali per fare dei regali di Natale, da Amazon a IBS, da Adidas a Shein; da un lato perché è comodo (si cerca il prodotto che si desidera sul sito e il pacco arriva direttamente a casa) e dall’altro perché alcuni prodotti non si riescono a trovare facilmente nei negozi fisici. Queste Multinazionali hanno sicuramente approfittato, come ogni anno, del periodo di Natale, con il “vantaggio” che questi ultimi due sono stati più fruttuosi, perché, con l’avvento della pandemia che ha costretto in casa milioni di persone, gli acquisti online sono diventati la norma.
Prima di passare alla situazione dei piccoli negozi, vorrei parlarvi di una città in cui il Natale è presente tutto l’anno, ma non in senso positivo. Yiwu è una città cinese in cui tutti gli abitanti producono oggetti natalizi 365 giorni all’anno. Probabilmente molte delle nostre decorazioni provengono proprio da lì, dove i lavoratori non godono di giusti diritti e vengono sfruttati, compresi i bambini.
È arrivato il momento di guardare il punto di vista dei piccoli negozi: per loro il periodo di Natale può significare l’80% del loro guadagno annuale, schiacciati dalle sempre più influenti Multinazionali. Se vogliamo assicurarci di fare un regalo che rispetti i diritti dei lavoratori e l’ambiente, rivolgersi ai piccoli negozi specializzati è la cosa migliore da fare. Questo perché, facendo così, tutti ci guadagnano: l’acquirente riceve un lavoro artigianale, realizzato con cura e che durerà degli anni, l’artigiano si guadagna uno stipendio più che meritato e può continuare a tenere aperte le serrande del suo negozio. Ovviamente un cappello confezionato da un artigiano e venduto in un piccolo negozio costa di più, se confrontato a un cappello trovato nei famosi negozi cinesi, ma il lavoro è di qualità, l’artigiano che lo ha prodotto non è stato sfruttato, il materiale ha una provenienza certa e quel cappello avrà una lunga vita. Come diceva la mia bisnonna: “Chi più spende, meno spende”.
Infine, vi riporto i dati che ho trovato in un articolo de “Ilsole24ore”, che si riferisce agli studi effettuati quest’anno da Confcommercio sui consumi del mese di dicembre. Gli Italiani hanno speso in media 158 Euro a testa per i regali, nonostante il prezzo dei consumi (affitto, bollette, servizi) complessivi per famiglia di tutto il Paese ammonti a 1.645 Euro. La quota della tredicesima è poco maggiore degli anni scorsi, nonostante l’aumento delle tasse.
Dunque, a dispetto dell’aumento dei prezzi dei consumi, gli Italiani, anche quest’anno, non hanno rinunciato all’antica tradizione dello scambio dei regali. Spero si ritorni presto a fare regali ecologici ed ecosostenibili per far rinascere la mano d’opera artigiana e fare doni di vero valore.