giovedì 24 febbraio 2022

LA PAROLA DESUETA

 LAPALISSIANO

di Anastasia Arese


"Ovvio, evidente, detto di una verità o di un fatto talmente manifesti e naturali che sarebbe ridicolo enunciarli” - Enciclopedia Treccani.

Il termine “lapalissiano” si origina dalla figura di Jacques II de Chabannes de La Palice (1470-1525) il quale fu un militare e maresciallo, nato nella città francese di La Palice e morto dopo aver combattuto durante la Battaglia di Pavia del 1525 (battaglia tra lesercito di Francesco I e quello di Carlo V dAsburgo).
Ma cosa possono avere in comune un militare francese e una tautologia?
Alla morte di La Palice, i suoi soldati gli dedicarono un epitaffio che recitava:
Qui giace il signore de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia”. (Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n'était pas mort, il ferait encore envie).
Sappiamo tutti che, come la matematica afferma, cambiando la posizione degli addendi il risultato non cambia, giusto?
Questa volta no.
Col passare del tempo alcuni errori di lettura, dovuti alla calligrafia utilizzata per l’epitaffio, la frase originaria venne plasmata e cambiò completamente il suo significato. “Envie” (invidia) divenne “En vie” (in vita) e la “f” di “ferait" (farebbe) fu scambiata con una “s” trasformando la parola in “Serait” (sarebbe”).
Il risultato?
“Si il n'était pas mort, il serait encore en vie”: "Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita" .
Una frase lapalissiana, appunto, talmente ovvia da risultare ridicola.
Il termine verrà coniato più tardi, nel XIX secolo.
Al maresciallo, ormai diventato la personificazione dell’ ”ovvietà banale”, senza aver contribuito alla creazione di questo ruolo, in vita, venne dedicata una “canzone” dal poeta Bernard de la Monnoye: strofe dal contenuto banale e ovvio, proprio come la dedica dei soldati al loro generale. La poesia fu la definitiva consacrazione del personaggio di Jaques La Palice come il “signore Lapalissiano”.