RAZZE O ETNIE?
ECCO PERCHÉ È SBAGLIATO PARLARE DI RAZZE
QUANDO SI TRATTA DI ESSERI UMANI
di Elettra Dutto
Ho deciso di scrivere di questo tema perché troppo spesso sento utilizzare la parola “razza” per parlare delle diverse etnie che popolano la terra e vedo intorno a me troppi atteggiamenti che possono essere definiti “razzisti”.
Come
prima cosa, è necessario comprendere che cosa si intende
odiernamente con il termine “razzismo” e da dove arrivi il
termine “razza”. Se si cerca sul dizionario il significato della
parola “razzismo”, essa identifica «ogni tendenza, psicologica o
politica, suscettibile di assurgere a teoria e di esser legittimata
dalla legge, che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza
sulle altre o su di un’altra, favorisca o determini discriminazioni
sociali o addirittura genocidio1»,
oppure ancora che si tratta di «ideologia, teoria e prassi politica
e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di
razze umane biologicamente e storicamente “superiori”, destinate
al comando, e di altre “inferiori”, destinate alla sottomissione,
e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e
persino con il genocidio, a conservare la “purezza” e assicurare
il predominio assoluto della pretesa razza superiore2».
Come si può notare leggendo queste definizioni, il razzismo non è
collegato a concrete caratteristiche genetiche, ma a tendenze
politiche e psicologiche, teorie e ideologie, folli convinzioni
secondo le quali, a livello biologico e storico, l’umanità è
divisa in razze; queste possono essere suddivise in “superiori” e
“inferiori” basandosi su caratteristiche attribuite loro per
poter giustificare queste convinzioni e gli atteggiamenti di
discriminazione, persecuzione e addirittura omicidio sugli individui
appartenenti a quelle che vengono considerate razze inferiori da
coloro che credono di appartenere alle quelle superiori, con
l’obiettivo di mantenere la supremazia su tutte le altre.
Per
quanto riguarda la parola razza, questa è nata con l’inizio della
selezione e catalogazione degli animali e delle piante allo scopo di
creare specie relativamente più pure e omogene, al fine di ottenere
degli animali e delle piante adatti a soddisfare i nostri bisogni. Il
termine razza venne usato per la prima volta in riferimento agli
esseri umani tra il 1700 e il 1800 da Johann Friedrich Blumenbach,
che distinse gli esseri umani in cinque razze corrispondenti ai
cinque continenti. Non fu l’unico a tentare questa suddivisione e,
a causa dei disaccordi fra i diversi studiosi (ognuno sceglieva
caratteristiche differenti per la catalogazione), si arrivò a
contare delle 2 alle 63 razze. Proprio per questo (e altri motivi che
proporrò a breve) lo stesso Charles Darwin fa notare come sia
impossibile suddividere l’umanità in razze.
Ma
perché è così difficile individuare queste famigerate razze tra
gli esseri umani? Semplicemente perché le razze umane non esistono.
Fin dalle elementari si studia che l’essere umano è nato in Africa
e che da lì, attraverso le sue migrazioni, sì è stanziato in tutto
il mondo. Di conseguenza, l’uomo si è dovuto adattare al clima e
all’ambiente del luogo in cui si è stabilito, cambiando tratti
somatici. Tuttavia, la variazione genetica negli esseri umani è
pressoché continua a livello geografico, e la scienza ha dimostrato,
attraverso gli studi sul DNA, che tale variazione fra, per esempio,
un africano e un cinese, è così piccola da non poter giustificare
una differenziazione fra razze negli esseri umani.
Poiché
può essere complicato capire quanto esposto, credo utile fare degli
esempi.
Negli animali si può parlare di razze perché ogni razza di
una specie è sempre rimasta nella stessa area geografica per
generazioni e non si è mai mescolata con altre razze. Un esempio
possono essere le Scimmie Urlatrici: esse sono sempre vissute nel Sud
America e hanno sempre procreato tra di loro; infatti, sono molto
diverse dagli Scimpanzé che si trovano in Africa, nonostante facciano
parte della stessa specie, quella delle scimmie. In altre parole,
all’interno di una specie (le scimmie) esistono delle razze (le
Scimmie Urlatrici, gli Scimpanzé ecc.) perché stanziate in aree
differenti e ben precise (dalle quali non sono mai uscite), e perché
la procreazione è sempre solo avvenuta tra elementi della stessa
razza.
Noi, invece, siamo più simili ai tonni. Non so se avete mai
notato, ma non esistono razze diverse di tonni, solo una. Questo
perché i tonni non vivono in una sola area del mare o dell’oceano,
ma sono diffusi in tutte le acque del pianeta, proprio perché
viaggiano in continuazione. Questo è più o meno quello che è
accaduto e che continua ad accadere a noi: viaggiando ci siamo sparsi
per tutta la terra e, tra necessità ed eventi storici (conquiste,
guerre, schiavitù ecc.), abbiamo continuato a viaggiare e mescolarci
rendendo impossibile la definizione di razze differenti (noi italiani
siamo uno degli esempi più evidenti e palesi a causa della nostra
storia che ha visto un continuo “via vai” di popolazioni).
Quindi, noi, nonostante siamo parenti stretti delle scimmie, siamo
più simili ai tonni: siamo un’unica grande razza.
1 Devoto, Giacomo, Oli, Giancarlo (2010), Il Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana, Le Monnier
2 https://www.treccani.it/vocabolario/razzismo/