lunedì 4 aprile 2022

Il RE CHE INGANNÒ LA MORTE E GLI DEI

di Marta Salomone

Buongiorno ragazzi, oggi sono qui per raccontarvi la storia di un uomo, un uomo così eccezionale che non solo ingannò gli dei, ma ingannò la morte stessa. 
Tutto ebbe inizio nell’antica Grecia, nella grande città di Corinto, su cui regnava un grande re di nome Sisifo.
Egli era forse la persona più intelligente del suo tempo, ma non il più saggio.
Sisifo era un diretto discendete di Prometeo, e come il suo antenato decise di intromettersi negli affari degli dei.
Fu testimone del rapimento della giovane Egina da parte di Zeus sotto forma di aquila e capì che poteva approfittarne.
Andò dal padre della giovane rapita, una divintà minore, Asopo, dio del fiume.
Egli era disperato dalla scomparsa della figlia e così Sisifo si fece avanti, promise di raccontare al dio chi era stato a rapire la figlia; in cambio però questo avrebbe dovuto creare un corso d’acqua potabile che percorresse tutto il suo regno in modo da combattere la siccità.


Zeus non fu per nulla entusiasta che un umano si fosse introdotto nei suoi affari e decise di imporgli una lezione, chiamò la morte e la mandò a riscattare l’anima di Sisifo. Il sovrano di Corintò si stupì della presenza della morte nel suo castello, ma un’idea balenò nella sua mente maliziosa.  Andò incontro alla morte e iniziò a ubriacarla di complimenti fino a convincerla ad indossare gioielli, bracciali e collane, che però si rivelarono essere delle catene. Sisifo riuscì così ad imprigionare la morte.


Il tempo passava e nessuno moriva più, l’Ade non riceveva più anime e anche il dio della guerra Ares era profondamente adirato poiché nessuno più moriva nelle guerre da lui scatenate. Così più furioso che mai Ares si recò a Corinto, liberò la morte dalle sue catene e questa seppe subito chi sarebbe stata la sua prima vittima e si recò nuovamente dal sovrano corinzio.


Sisifo però era astuto e aveva già organizzato un nuovo piano.

Disse alla moglie che in caso fosse morto ella non avrebbe dovuto organizzare nessun tipo di funerale. Una volta che la moglie acconsentì, Sisifo si consegnò pacificamente alla morte che lo portò immediatamente nel regno dell’Ade.


Sisifo fronteggiò Ade, il dio dei morti, che era a dir poco furioso per i danni che Sisifo aveva procurato al suo regno. Il re corinzio furbo com’era convinse il dio dei morti a lasciarlo libero ancora per un giorno in modo che potesse organizzare il funerale regale che quell’ingrata di sua moglie non gli aveva dato. Ade accettò e Sisifo tornò da sua moglie con la quale poi scappò per tutta la Grecia.




Dopo aver vissuto una lunga e gioiosa vita, Sisifo incontrò nuovamente la morte e questa volta si fece condurre nell’Ade consapevole che la sua ora era ormai giunta.




Per tutti i suoi crimini il re corinzio fu costretto ad una terribile punizione, doveva trasportare un enorme masso su per una montagna, ed ogni volta che egli si avvicinava alla cima la pietra diventava sempre più pesante e rotolava indietro fino al punto di partenza e così per l’eternità.