di Marta Salomone
Buongiorno
ragazzi, oggi sono qui per raccontarvi la storia di un uomo, un uomo
così eccezionale che non solo ingannò gli dei, ma ingannò la morte
stessa.
Tutto
ebbe inizio nell’antica Grecia, nella grande città di Corinto, su
cui regnava un grande re di nome Sisifo.
Egli
era forse la persona più intelligente del suo tempo, ma non il più
saggio.
Sisifo
era un diretto discendete di Prometeo, e come il suo antenato decise
di intromettersi negli affari degli dei.
Fu
testimone del rapimento della giovane Egina da parte di Zeus sotto
forma di aquila e capì che poteva approfittarne.
Andò
dal padre della giovane rapita, una divintà minore, Asopo, dio del
fiume.
Egli
era disperato dalla scomparsa della figlia e così Sisifo si fece
avanti, promise di raccontare al dio chi era stato a rapire la
figlia; in cambio però questo avrebbe dovuto creare un corso d’acqua
potabile che percorresse tutto il suo regno in modo da combattere la
siccità.
Zeus non fu per nulla entusiasta che un umano si fosse
introdotto nei suoi affari e decise di imporgli una lezione, chiamò
la morte e la mandò a riscattare l’anima di Sisifo. Il
sovrano di Corintò si stupì della presenza della morte nel suo
castello, ma un’idea balenò nella sua mente maliziosa. Andò
incontro alla morte e iniziò a ubriacarla di complimenti fino a
convincerla ad indossare gioielli, bracciali e collane, che però
si rivelarono essere delle catene. Sisifo
riuscì così ad imprigionare la morte.
Il
tempo passava e nessuno moriva più, l’Ade non riceveva più anime
e anche il dio della guerra Ares era profondamente adirato poiché nessuno più moriva nelle guerre da lui scatenate. Così più furioso
che mai Ares si recò a Corinto, liberò la morte dalle sue catene e
questa seppe subito chi sarebbe stata la sua prima vittima e si recò
nuovamente dal sovrano corinzio.
Sisifo
però era astuto e aveva già organizzato un nuovo piano.
Disse
alla moglie che in caso fosse morto ella non avrebbe dovuto
organizzare nessun tipo di funerale. Una volta che la moglie
acconsentì, Sisifo si consegnò pacificamente alla morte che lo
portò immediatamente nel regno dell’Ade.
Sisifo
fronteggiò Ade, il dio dei morti, che era a dir poco furioso per i
danni che Sisifo aveva procurato al suo regno. Il
re corinzio furbo com’era convinse il dio dei morti a lasciarlo
libero ancora per un giorno in modo che potesse organizzare il
funerale regale che quell’ingrata di sua moglie non gli aveva dato. Ade
accettò e Sisifo tornò da sua moglie con la quale poi scappò per
tutta la Grecia.
Dopo
aver vissuto una lunga e gioiosa vita, Sisifo incontrò nuovamente la
morte e questa volta si fece condurre nell’Ade consapevole che la
sua ora era ormai giunta.
Per
tutti i suoi crimini il re corinzio fu costretto ad una terribile
punizione, doveva trasportare un enorme masso su per una montagna, ed
ogni volta che egli si avvicinava alla cima la pietra diventava
sempre più pesante e rotolava indietro fino al punto di partenza e
così per l’eternità.