di Aurora Armando
“Green" è un termine inglese («verde») usato nella sua accezione più ampia per fare riferimento ai temi legati alla salvaguardia dell'ambiente naturale e per attribuire a un'azione, a un'attività o a uno status, una connotazione che richiami i principi della sostenibilità ambientale.”
Questa è la definizione del dizionario di economia e finanza della Treccani della parola green, molto di moda ai giorni nostri.
Ma tante cose possono essere green, cioè verdi, come per esempio le politiche, che mirano a promuovere una società ecologicamente sostenibile. La società del resto dovrebbe essere radicata nell'ambientalismo, nella nonviolenza, nella giustizia sociale e nella democrazia di base.
Spesso sentiamo parlare di materiali, tecnologie ed economie green oppure di aree verdi ricoperte da erba, ma anche di benzina verde e ovviamente di lasciapassare verdi (covid pass).
Questa parola è un guaio. Il suo significato è fin troppo evidente, partecipa a decine di locuzioni per descrivere le situazioni più diverse. L’origine sembra semplice e come sempre in questi casi è piuttosto oscura. Partecipa alla nostra vita anche nelle sue traduzioni, con una invadenza che ce la fa trovare davanti ogni momento; quindi mettiamoci comodi e cerchiamo di capire qualcosa di più di questo «verde».
Troppo facile.
Sì, ovvio, verde è un colore, ed è uno dei sette dell’arcobaleno. Da sempre rappresenta la natura e per comprenderlo basta guardarsi intorno: è il colore delle piante, dei prati, delle foglie degli alberi, di tante rocce, delle alghe che spesso regalano i suoi riflessi all’acqua del mare, di moltissimi frutti, soprattutto acerbi, di un’infinità di vegetali che popolano le nostre tavole. Per non parlare degli animali che grazie a questo colore riescono facilmente a mimetizzarsi nella vegetazione.
Troppo difficile.
In italiano compare subito (Tullio De Mauro nel suo vocabolario lo attesta fin dal 1313), figlio diretto del latino vĭrĭde(m) che deriva dal verbo virere, che significa «essere verde», «essere rigoglioso». Etimo? Assolutamente incerto. Ma per capire forse ci aiuta l’inglese: green. Ci viene in mente una parentela che non può essere casuale col verbo to grow, che vuol dire appunto crescere. Forse riconducibile a una radice indoeuropea ghvar-, che dalle nostre parti ha perduto la g iniziale. Bella avventura studiare l’origine delle parole!
Una speranza naturale.
Se il verde è così intimamente legato alla crescita, non possiamo stupirci che nella nostra vita e nel nostro linguaggio lo abbiamo abbinato a tutti gli spazi destinati alla speranza. Perché è proprio questo il colore che fa intravedere un futuro. E’ il verde che dà il via libera, e non solo ai semafori, dove il giallo ci impone l’attenzione e il rosso ci obbliga a fermarci. Tra le tante espressioni riportate da tutti i vocabolari ci sono: «disco verde» che indica inequivocabilmente che si può andare avanti, gli «anni verdi» della gioventù, perfino il «numero verde» è allegro perché la telefonata la paga chi riceve e non noi che stiamo chiamando. Solo quando ti «ritrovi al verde» non ci fa molto piacere… Più giù di così non puoi andare.
L’uso quotidiano.
In ambito edilizio ormai tutto deve essere green, cioè eco-sostenibile per farci risparmiare e per salvare l’ambiente. E’ comprensibile che qualche anno fa sia nato un bollino verde per certificare che le automobili che lo esponevano rispettavano le norme anti inquinamento.
E l’evitabile abuso.
Un po’ meno comprensibile l’aver chiamato "carta verde" il documento internazionale di assicurazione di un veicolo, salvo il significato generale di «via libera». Efficace nella comunicazione ma arbitrario nella sostanza è stato invece aver nominato «benzina verde», il carburante per le automobili più diffuso in Italia e in Europa, a partire dal 1985. Quell’aggettivo serviva a differenziarla dalla super perché questa «verde» aveva una percentuale di piombo inferiore. Questo fino al 2001, quando la super col piombo venne sostanzialmente vietata e la «benzina verde» rimase l’unica in commercio. Anche se verde non è mai stata.
Variazioni sul tema.
Tra usi e abusi il verde ha trovato il modo di insinuarsi in moltissime pieghe del linguaggio, le più diverse tra loro. Tra le evoluzioni più famose c’è un vezzeggiativo, il verdicchio, che dal colore dell’uva ha dato il nome a un vino bianco figlio di un vitigno che viene coltivato in mezza Italia.
Piccola conclusione.
Non ci resta che celebrare questo colore per la carica di ottimismo e di speranza che porta con sé. E pazienza se scivoliamo spesso nel green, d’altronde ormai lo avete capito: l’utilizzo smodato delle parole inglesi è una moda sposata soprattutto da quelli che non hanno niente da dire. Evidentemente con una parola inglese quel niente sembra loro più sopportabile.