l’eccidio di boves
di Sofia Garelli
Il 17 settembre 1943 Paolo Giuliano era in montagna con la banda di Ignazio Vian, quando gli giunse notizia delle SS catturate a Boves. Pensò subito alla moglie e al figlio Roberto di 5 anni, così scese in paese per assicurarsi che stessero bene. I nazisti avevano iniziato le rappresaglia e capì subito che bisognava scappare. Avevano fatto poca strada quando si accorse di aver dimenticato il lascia passare. Disse a Maria e Roberto di nascondersi in un campo di granoturco assieme ad altre persone mentre tornava a casa a recuperarli.
Maria Bertolini, acquattata col bambino per mano, scrutava la strada per scorgere suo marito.
Eccolo finalmente che arrivava: fu allora che sentì gli spari. Una sventagliata di mitra e lo vide cadere a terra.
Masino, nascosto nel campo vicino a Maria alzò le mani per arrendersi e i Tedeschi gli spararono alla gola. Il figlio gli si buttò addosso cercando di fermare il sangue. Maria urlò a Paolo di scappare ma il Tedesco si girò e lo finì. Maria era impietrita, ma rimase nascosta. Solo più tardi si poté chinare piangendo e urlando sul corpo del marito.
Nei giorni seguenti decise di intraprendere un lungo e duro viaggio per tornare a Udine, dov’era nata.
Il 28 aprile 1945, il giorno in cui Mussolini fu giustiziato, era iniziato come un giorno normale per Giovanni Battista Dutto. Era andato come sempre a lavorare presto nella bottega da barbiere.
Stefania Tribaudino, sua moglie, era rimasta a casa con sua madre e i sue due figli.
I fascisti di Cuneo si erano asserragliati nella vecchia caserma e per le strade si sparava.
Stefania si era messa un vestito rosso svolazzante, bisognava festeggiare la dittatura che finiva. Uscì in cortile a controllare quanta legna fosse rimasta sotto la tettoia. Non si sa chi sparò. Quel rosso sgargiante a qualcuno deve essere sembrato una bandiera. Corsero a chiamare Giovanni, che la trovò ancora viva, agonizzante, ma non poté fare nulla se non tenerla tra le sue braccia mentre moriva.

Finita la guerra Maria tornò a Cuneo dove ancora viveva sua sorella Gisella e incontrò Giovanni al sindacato, si innamorarono e si sposarono.
Nell’aprile del 1948 da loro nacque Natale, mio nonno materno.
Questa è la storia della mia famiglia, ma troppe famiglie in tutto il mondo hanno storie di guerra, dolore e morte da raccontare e sembra che da queste storie non si impari mai.