sabato 17 maggio 2025

REFERENDUM 8/9 GIUGNO

 di Fiorella Botta

Illustrazione di Matilde Allione


L’8 e 9 giugno si voterà in tutta Italia il referendum abrogativo proposto da Riccardo Magi (di +Europa) e poi sostenuto da diversi altri partiti politici, dalla sigla sindacale CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) e 637mila firme raccolte in pochissimo tempo.

Più in particolare, le urne saranno aperte dalle ore 7.00 alle ore 23.00 di domenica e dalle ore 7.00 alle ore 15.00 di lunedì 9 nelle sedi elettorali dei Comuni.

Il referendum, ovvero uno strumento grazie al quale i cittadini possono annullare parte o tutto il corpo di una legge, è composto da cinque quesiti: uno riguarda la cittadinanza e quattro afferiscono al mondo del lavoro.

Attualmente, gli anni di residenza necessari per diventare cittadini italiani sono dieci; il referendum li ridurrebbe a cinque. In questo modo 2 o 3 milioni di persone potrebbero ottenere la cittadinanza. Questa abrogazione non modifica nessun altro requisito necessario, come - ad esempio - la conoscenza della lingua italiana o il possesso di un reddito stabile.

La seconda proposta riguarda i licenziamenti illegittimi nelle grandi aziende (con più di 15 dipendenti). In questo caso si andrebbe ad annullare il Jobs Act, norma che prevede che le persone assunte dopo il marzo del 2015 non debbano essere reintegrate in casi di licenziamento illegittimo, ma ottengano solo un risarcimento economico. Se il referendum passasse, si ritornerebbe alla “Legge Fornero” precedente al Jobs Act che stabiliva l’indennizzo economico e il reintegramento della persona.

Il terzo quesito modificherebbe il limite dell’indennità (ovvero i risarcimenti economici) per i licenziamenti nelle piccole imprese con meno di 16 dipendenti.

Attualmente l’indennità massima corrisponde a 6 mesi di stipendio. Con la nuova legge il tempo verrebbe stabilito da un giudice in base alle circostanze.

Il quarto quesito riguarda l’abrogazione di alcune norme del Jobs Act sui contratti a tempo determinato. Questo tipo di contratti è valido fino a 12 mesi e non hanno una causale. Con il referendum, si andrebbe a limitarne l’utilizzo e diventerebbe necessario la causale, ossia il motivo che ha spinto il datore di lavoro a usare un contratto a tempo determinato anziché indeterminato.

La modifica ridurrebbe la precarietà del lavoro: attualmente sono almeno 2.3 milioni gli Italiani che hanno questo tipo di contratto (dati CGIL).

L’ultimo punto si occupa della responsabilità dell’imprenditore committente (quindi il datore di lavoro) in caso di infortuni o malattie professionali del lavoratore. Si annullerebbe una clausola della legge attuale che limita la responsabilità dell’imprenditore se i danni sono causati da rischi specifici del lavoro.

Questi sono i cinque quesiti che andrebbero a modificare e annullare parte di alcune leggi attuali.

Nel caso in cui più della metà dei votanti scelga il “SÌ” si andrebbero a tutelare i diritti dei lavoratori e la loro sicurezza sia economica sia fisica.

Le nuove leggi proposte dunque migliorerebbero la vita a milioni di persone.

Ma prima di tutto vi ricordo che è necessario andare a votare, infatti un referendum è ritenuto valido solo se almeno la metà degli aventi diritto (coloro che hanno il diritto di votare) si recano alle urne.

Bisogna esercitare questo diritto, ricordandosi che è anche e prima di tutto un dovere: sulle spalle di ognuno di noi c’è il peso di milioni di persone, molte delle quali non hanno la possibilità di esprimersi e le cui vite potrebbero finalmente cambiare.