PRIMA
FU LA VOLTA DEI MIGRANTI: INCHIESTA SULL’EUROPA DEI MURI…
…Una
nuova “frontiera” per gli interventi nelle scuole.
Anastasia Arese
Da un anno a questa parte, come gli spettacoli e i concerti nei teatri, e non solo, anche gli interventi nelle classi e le lezioni-teatro sono stati annullati.
Questi ultimi rappresentano uno strumento importantissimo per gli studenti sia per la possibilità di creare cultura generale e dibattiti, sia per poter sdrammatizzare la “canonica” lezione frontale.
Come ovviare a questo problema?
Almateatro, e l’Associazione Baretti, con la regia di Gabriella Bordin, hanno “tradotto” in “termini” digitali la lezione in forma teatrale “Prima fu la volta dei migranti”, un progetto andato in scena per la prima volta nel 2019, al Teatro Baretti di Torino.
Al posto del palcoscenico? Due schermate di Google Meet. E al posto della scenografia? una presentazione sulla medesima piattaforma.
Di certo il contatto e l’ambientazione non sono stati quelli che solo il “live” può dare, ma Elena Ruzza e la coprotagonista Suad Omar, la quale ha anche realizzato delle poesie che si sono intrecciate nella trama, hanno saputo gestire lo scambio di battute come se fossero state su un palco, davanti a un pubblico in carne e ossa, e non a uno schermo.
L’obiettivo di questa lezione “teatrale” è stato innanzitutto quello di ripercorrere le tappe e le scelte importanti che l’Unione Europea ha compiuto fino ad oggi, e che l’hanno portata a essere “l’Europa dei muri”: dalla “CECA” del 1951, che ha sancito gli inizi dell’Unione, fino al trattato di Lisbona (2007) con la stabilizzazione e il rafforzamento della UE.
Muri sia fisici che mentali.
Il racconto, infatti, mette al centro la storia di persone che hanno subito le conseguenze della costruzione di questi confini. Persone per cui l’Europa rappresenta un sogno di libertà, in cui potersi spostare liberamente e potersi costruire una vita, contrapposte a chi vi sta dentro, che considera quella libertà non un diritto, ma un privilegio, una seconda pelle, inconscia, da dover proteggere a tutti i costi, anche quelli della dignità umana (altrui).
Lo spettacolo teatrale è stato stimolante e commovente; ha fatto nascere dibattiti, riflessioni e idee fra gli spettatori, mentre l’esperienza online ha superato il “muro" della distanza che separava fisicamente le attrici, il pubblico, e ha portato nuovo prospettive nei confronti di una problematica attuale, che, durante la pandemia, è stata “confinata” nell’indifferenza.