ENTUSIASMO
Secondo
Treccani è un sentimento
intenso di gioia, di ammirazione, di desiderio per qualche cosa o per
qualcuno, oppure totale dedizione a una causa, a un ideale, ecc...
Utilizziamo questa parola nel linguaggio quotidiano come se fosse un semplice sinonimo, superlativo di esaltazione o allegria, ma nella sua origine nasconde un significato molto più forte. Deriva dal greco ἐνϑουσιασμός, derivazione di ἐνϑουσιάζω «essere ispirato», da ἔνϑεος «in» e ϑεός «dio». Ricorre per la prima volta in Platone e indicava la condizione di chi era invaso, dominato da una forza divina: uno stato cioè di esaltazione, che toglie a chi la prova il controllo dei propri atti e gli dà la coscienza di essere intimamente unito con una divinità, che è quella che veramente opera.
Per Platone, tuttavia, ἔνϑεοι sono, almeno in un primo tempo, tipicamente i poeti in quanto traggono ogni loro sapienza dall'ispirazione della musa e non sanno quindi render conto di ciò che dicono quando sono invasati dal nume.
Non significa quindi solo essere felici a causa di qualcosa, ma l'essere invasi da un'ispirazione, un'eccitazione così forte da non essere concepita dagli antichi come umana. L'unica spiegazione che furono in grado di attribuire a questa condizione era la manifestazione di una presenza silente dentro di noi, qualcosa di soprannaturale e mistico.
Può essere paragonato all'effetto dell'abuso di alcool, di droga o di un condizionamento ipnotico o addirittura ad un'eccitazione sessuale, e che induce alterazioni dei processi cerebrali. La verità è che il nostro cervello è un potentissimo generatore di energia positiva in grado di donarci picchi di ispirazione e determinazione; senza nessun intervento esterno concatena collegamenti cerebrali e ci porta a sentirci unici, capaci di tutto e in profonda connessione con chi siamo, cosa amiamo e con i nostri ideali più atavici.
Utilizziamo questa parola nel linguaggio quotidiano come se fosse un semplice sinonimo, superlativo di esaltazione o allegria, ma nella sua origine nasconde un significato molto più forte. Deriva dal greco ἐνϑουσιασμός, derivazione di ἐνϑουσιάζω «essere ispirato», da ἔνϑεος «in» e ϑεός «dio». Ricorre per la prima volta in Platone e indicava la condizione di chi era invaso, dominato da una forza divina: uno stato cioè di esaltazione, che toglie a chi la prova il controllo dei propri atti e gli dà la coscienza di essere intimamente unito con una divinità, che è quella che veramente opera.
Per Platone, tuttavia, ἔνϑεοι sono, almeno in un primo tempo, tipicamente i poeti in quanto traggono ogni loro sapienza dall'ispirazione della musa e non sanno quindi render conto di ciò che dicono quando sono invasati dal nume.
Non significa quindi solo essere felici a causa di qualcosa, ma l'essere invasi da un'ispirazione, un'eccitazione così forte da non essere concepita dagli antichi come umana. L'unica spiegazione che furono in grado di attribuire a questa condizione era la manifestazione di una presenza silente dentro di noi, qualcosa di soprannaturale e mistico.
Può essere paragonato all'effetto dell'abuso di alcool, di droga o di un condizionamento ipnotico o addirittura ad un'eccitazione sessuale, e che induce alterazioni dei processi cerebrali. La verità è che il nostro cervello è un potentissimo generatore di energia positiva in grado di donarci picchi di ispirazione e determinazione; senza nessun intervento esterno concatena collegamenti cerebrali e ci porta a sentirci unici, capaci di tutto e in profonda connessione con chi siamo, cosa amiamo e con i nostri ideali più atavici.
Nel
corso
della
storia
ha visto numerose interpretazioni fino ad acquisire il significato
moderno: nella storia
del Cristianesimo
Il termine è stato
applicato a
gruppi e movimenti religiosi
come
il Montanismo
del
II secolo
o quello dei Messaliani.
Essi credevano che attraverso la costante preghiera, pratiche
ascetiche e contemplazione, si potesse essere ispirati dallo Spirito
Santo
e
che questi così sostituisse lo spirito malvagio che
dimora
in ogni creatura umana. Durante
gli anni immediatamente seguenti la seconda
rivoluzione inglese,
era
definito come "entusiasmo" ogni promozione militante e
affermazione pubblica con
idee rivoluzionarie.