“RESISTENZA”
La parola “resistenza” siamo soliti “ripescarla” fra quelle che definirei parole “poetiche”, in ogni occasione che ci riporta alla mente un fatto, un evento, legati ad esse.
In questo caso specifico la parola “resistenza” la associamo al 25 aprile: la Giornata della liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal fascismo. “Resistenza” acquista un certo sentimento di forza, amore per la patria (vissuto in modo non conservatore) e di unione.
Ma cosa significa in sé la parola “Resistenza”?
Il termine deriva dal sanscrito: “Stha-“, ovvero saldare, fermare, e “re-“, cioè indietro. Letteralmente “resistenza”, quindi indica mantenere la propria posizione solida e opposta nei confronti di un qualcosa, o di qualcuno, che rischia di “sradicarla”.
“Opporsi a un’azione, contrastandone l’attuazione e impedendone o limitandone gli effetti”- Dal Vocabolario Treccani.
Come molte parole, Resistenza viene usata in diversi ambiti, non solo quello storico: in ambito medico (insulino-resistenza), in fisica (la resistenza elettrica), nella quotidianità, quando resistiamo alla tentazione di guardare dieci episodi di una serie tv, mentre i compiti, sulla scrivania, sono in attesa di essere svolti,…
Ci sono infiniti “impieghi” per la “resistenza”, ma tutti sono accomunati da quella forza che ci fa piantare le radici in una posizione che si oppone a quella che sta per investirci.
Sicuramente la pandemia è stata una di quelle.
Non voglio parlare della lotta al Covid-19, della crisi politica ed economica che lo Stato sta attraversando, della situazione psicologica di tutti i cittadini, che stanno “resistendo” sempre meno.
Credo che la resistenza non stia nel rimuginare su quello che abbiamo perso, su quello che stiamo perdendo, sul dolore che ci viene inflitto.
La resistenza, oggi, sta nel cercare di guardare al futuro, e stringere i denti, fino a quando si potrà lasciar andare quella morsa.