OMOFOBIA
L’omofobia è un sentimento subdolo: si annida nel pensiero, lo accettiamo e lasciamo che alteri la nostra visione. Come il razzismo, che dove trova posto si radica, e simile a tutte le forme di discriminazione, questa si cela in una parola, in una frase, in una battuta, in un gesto.
Combattere l’omofobia non solo significa convincersi che questa esista e che sia diffusa, ahimè, ma vuol anche dire comprenderne la gravità. I segni dell’omofobia, della misoginia e della transfobia li avvertiamo tutti i giorni: ogni volta che alcuni appellativi dispregiativi sono utilizzati per oltraggiare, oppure, quando un ragazzo viene ferito perché gay, o una donna insultata perché donna, o un disabile picchiato solo perché non può rispondere a chi lo mena è come se la società perdesse un po’ di quello che ha ottenuto nel corso della storia. Spesso non ci accorgiamo nemmeno del significato di alcuni vocaboli, scambiando un termine per l’altro, accollandoli senza una evidente ragione. Indietreggiamo davanti al sentimento subdolo che ci ha pervaso la mente, cadiamo nella nostra cecità di fronte alle differenze. Ogni atto che può offendere la sensibilità personale di uno o di molti è uno schiaffo che colpisce tutti, gay e non, trans e non, disabili e non, uomini e donne. Se i giornali riportano la notizia di un'aggressione a una coppia lgbt vuol dire che qualcosa, ancora, non funziona a dovere.
Il DDL Zan si pone un obiettivo ben preciso: punire ed evitare che discriminazioni e violenze contro omosessuali, transgender, donne e disabili siano commesse. Ed ecco che l’omofobia si è radicata nelle menti di alcuni politici italiani: il centro-destra ha preso d’assalto la proposta di legge ormai da un mese, cercando di farla incagliare al Senato, così che non possa essere approvata. E il centro sinistra, con alcune fratture, si muove compatta verso l’approvazione, rispondendo a tono alle dichiarazioni degli avversari. E in una babele di voci e opinioni, a rimetterci sono, ancora una volta, le persone che vengono ghettizzate.
L’Italia è tra gli ultimi stati europei a tutelare la dignità di una numerosa fascia di popolazione: per esempio, in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito i crimini contro l’identità sessuale (ma anche razziale, religiosa, linguistica ecc) verso singoli, gruppi, associazioni sono scritti nel Codice Penale già da anni, e sono puniti alla stregua di un qualsiasi altro atto discriminatorio. Questa legge è un primo passo, autentico e disperato, per fermare una piaga che si sta allargando sempre più. Il resto sarà un grande lavoro di accettazione, che una fetta di noi deve ancora intraprendere. Perché, nel 2021, per gli omofobi, per chi discrimina i disabili, per chi insulta le donne, per chi ferisce un trans, ebbene, non c’è più spazio.