domenica 15 gennaio 2023

LA COMUNICAZIONE PARLA AI SENSI

 

di Aurora Borgogno

La parola comunicazione deriva dal latino communico, composto da cum e munire ovvero “con” e “legare”, quindi mettere in comune e rendere partecipe. Per essa si intende il processo e le modalità di trasmissione di un’informazione da un sistema (animale, uomo, macchina ecc.) a un altro della stessa o diversa natura.

Ci sono tre tipi di comunicazione che si manifestano nel momento in cui l’emittente, ovvero chi invia il messaggio, parla con un destinatario, quindi chi riceve l’informazione. Naturalmente si fa ricorso alla comunicazione verbale che avviene attraverso l’uso del linguaggio, sia scritto sia orale, e che dipende da precise regole sintattiche e grammaticali. Essa però rappresenta solo il 7% della trasmissione dell’informazione, infatti per il 38% la comunicazione è para verbale perché riguarda tono, volume e ritmo di chi parla, pause ed altre espressioni sonore come lo schiarirsi la voce. L’atto di comunicare però è svolto per il 52% dalla comunicazione non verbale, la quale invece avviene senza l’uso delle parole, ma attraverso canali differenti, come ad esempio espressioni facciali, sguardi, gesti e posture.

Affinché la divulgazione del messaggio avvenga in maniera efficace è necessario che la fonte e il ricevente abbiano un codice comune, ovvero che entrambi parlino la stessa lingua o che condividano lo stesso sistema di valori. Sin dalla sua formazione l’uomo ha elaborato diversi tipi di linguaggio, a partire da quello artistico, basti pensare alle prime pitture rupestri che venivano realizzate per lasciare una testimonianza del proprio passaggio, per raccontare il proficuo raccolto della giornata o l’efficace battuta di caccia o ancora per propiziarla. La pluralità del linguaggio umano si estende non solo al linguaggio letterario che include componimenti poetici, epistolari, romanzi e trattati, ma anche a quello musicale e persino sportivo, come i gesti che l’allenatore rivolge ai giocatori in campo. Non comunicare non è possibile: è stato dimostrato che anche se una persona seduta su una sedia non conversa con chi ha di fronte, il suo corpo trasmette informazioni che sono captabili da chi la osserva e cerca di interloquire con essa. Ad esempio, se la persona silente è annoiata dal discorso dell’altro individuo, si può notare che il suo sguardo vaga in giro per la stanza alla ricerca di qualcosa di più interessante e non mantiene quindi un contatto visivo con chi le parla. La sua postura è meno tesa e la schiena è appoggiata allo schienale della seduta e tenderà a portare le braccia dietro al capo se è davvero annoiata. Anche lo sbadigliare è un’azione che indica se chi ascolta è interessato o meno, in più la scelta di non porre domande ed intervenire significa che l’individuo sta pensando ad altro. Altri segnali che potrebbero indicare che il soggetto è annoiato dalla conversazione sono i gesti che la fanno apparire irrequieta, come battere le dita o il piede di continuo e non riuscire a tenere le gambe o le braccia ferme. L’espressività del volto e in particolare dello sguardo è un mezzo di comunicazione molto indicativo che Alessandro Manzoni, un celebre scrittore Italiano, amava utilizzare per i suoi componimenti scritti. Esauriente è la descrizione che ha dedicato al viso dell’Innominato, raccontando del lampeggiar sinistro, ma vivace dei suoi occhi, segno della sua forza interiore. Un altro esempio è quello degli occhi del frate cappuccino Cristoforo, che Manzoni paragona a due cavalli bizzarri, condotti a mano da un cocchiere, riferendosi alla vivacità e ai movimenti repentini di essi, per indicare la sua indole combattiva.

Comunicare è dunque inevitabile ed essenziale per l’uomo, basti pensare al dialogo su cui si regge la filosofia che tramite il confronto garantisce nuovi punti di vista e un’apertura mentale. Per capire pienamente la sua importanza però, nella storia, è servito fare esperimenti concreti. Come testimonia nella Cronaca lo storico Salimbene, a proposito degli studi realizzati durante il XIII secolo all’epoca di Federico II. L’imperatore Svevo, infatti, decise di capire quale fosse la lingua originale parlata dagli esseri umani, quindi scelse di nutrire regolarmente un gruppo di neonati in assoluto silenzio, eliminando completamente le loro possibilità di interazioni linguistiche con le nutrici. Essi non parlarono mai alcuna lingua, anzi l’assenza di interazioni sociali e verbali portò loro alla morte per la cosiddetta “fame da contatto”. L’atto di comunicare è una cosa che coinvolge tutta l’umanità e include anche le minoranze di soggetti non vedenti o audiolesi. Oggi infatti, esistono dei linguaggi come il Braille o l’alfabeto manuale che permettono di esprimere o comunicare anche con individui che presentino qualche forma di disabilità comunicativa.

Parlando di comunicazione e di come divulgare un messaggio nel più efficace modo possibile, recentemente nel campo dell’economia si sta diffondendo sempre di più il cosiddetto marketing sensoriale, il marketing che coinvolge i sensi del cliente, influenzando la sua percezione su un determinato prodotto e guidandone il comportamento attraverso una vera e propria esperienza sensoriale. Questo metodo permette di creare un legame emozionale tra il consumatore e il prodotto, utile perché durante l’acquisto sono le emozioni che fanno da guida prima ancora della razionalità.

Molto rilevane è l’impatto visivo che ha il prodotto a partire dal packaging, i colori, le luci, le forme e le dimensioni, ma anche a livello espositivo o del sito web e delle campagne pubblicitarie. Altrettanto importante è il suono, molte aziende infatti si fanno riconoscere tramite il sound branding. La musica ha il potere di radicarsi nella memoria, stimolando diverse aree del cervello e generando differenti sensazioni come la tranquillità, la malinconia ecc. che vengono collegate dal cliente al brand. Essa può persino aumentare la permanenza del cliente all’interno di uno store e crea un’atmosfera che risalta il prodotto, ad esempio una musica elegante e raffinata come quella classica può essere adatta ad un negozio di prodotti di lusso così che il cliente si sente immerso in un’esperienza esclusiva. L’olfatto è un altro senso importantissimo che viene spesso coinvolto nei grandi centri commerciali dove viene inserito il banco della panetteria con addetti che sfornano pane, focacce e brioche. A chiunque verrebbe l’acquolina in bocca sentendo queste fragranze! Gli odori infatti vengono impressi nella memoria del cliente che ricorda l’esperienza piacevole ed è invitato all’acquisto. I materiali e le superfici con cui è realizzato il packaging sono estremamente rilevanti per l’acquirente, spesso infatti gli imballaggi dei prodotti vengono realizzati basandosi sulla stagione corrente. Ad esempio in inverno si preferiscono pacchetti in lana o in tessuto morbido come il velluto. Nel settore alimentare si ricorre a sfiziose degustazioni che coinvolgono attivamente il cliente, in un’esperienza soddisfacente che lo porta ad acquistare ciò che ha provato.


Osservando l’immagine qui sopra si nota un bicchiere, ma che cosa comunica? Guardando il colore, la forma, immaginando di reggerlo, percepirne il materiale e il peso, pensando a quale bevanda ci può essere all’interno e in quale occasione e location lo si può utilizzare, ognuno, attraverso l’immaginazione o i ricordi della memoria e quindi attraverso i propri sensi, si crea un’impressione su cosa comunica effettivamente questa fotografia. Ogni individuo ha una sua personale percezione degli stimoli esterni che elabora, ma nonostante ciò un dato tipo di immagine o prodotto può far vivere esperienze sensoriali comuni a più soggetti.