domenica 7 gennaio 2024

WAR IS (NOT) OVER.

di Laura Bota


La Befana con il suo arrivo ha portato via tutte le feste. Che voi abbiate festeggiato in famiglia, con gli amici o da soli, le feste le avete passate al caldo e al sicuro.

Purtroppo, non tutti hanno trascorso questo Natale insieme a qualcuno che lo ama. Non tutti hanno avuto un tetto sopra la testa o un letto dove dormire. Accendete la televisione, ascoltate cinque minuti e ve ne renderete conto.

Il senso di colpa o la sensazione di disagio che seguono l’ascolto di certe notizie purtroppo non sono facili da ignorare. Ci sono quelli più sensibili che nella notte si girano e rigirano nel letto, schiacciati da un senso di colpa ingiustificato, mentre altri girano la testa dall’altra parte.

Qualsiasi sia la vostra reazione, non fatevene una colpa. Nessuno ci ha mai insegnato e mai ci insegnerà il modo corretto per reagire a certe situazioni.

Comprendere a pieno quello che sta succedendo non è facile. Anche conoscere completamente la storia di un Paese, non solo a livello politico ma anche a livello culturale, non è facile. Se mai scoppiasse una guerra dove viviamo, siamo sicuri che riusciremmo a capire le vere ragioni del conflitto?

Sentirsi disorientati, confusi in certe situazioni è dunque inevitabile: dopotutto noi cosa possiamo fare? Sembra quasi di essere dei burattini, dei bambolotti che possono solo rimanere a guardare.

Un po’ come quando si parla di riscaldamento globale, ci sentiamo troppo piccoli per fare la differenza. Ma, proprio come le nostre piccole azioni possono salvare l’ambiente, anche alcune nostre piccole azioni possono andare ad aiutare un minimo la crisi umanitaria in atto.

Dunque, l'obiettivo di questo articolo è di dimostrare che ognuno di noi può fare la differenza, grande o piccola che sia. Non è fondamentale capire tutti i motivi di un conflitto nato prima ancora dei nostri genitori, ma è fondamentale fare tutto ciò che possiamo per aiutare degli innocenti. 

I consigli che seguono sono legati in particolare alla guerra che si sta svolgendo in Palestina, ma simili soluzioni possono essere adottate per qualsiasi altra crisi umanitaria in corso.

Inutile dirlo, chi ha la disponibilità economica ha la possibilità di offrire un sostegno di tipo monetario: sono numerosi gli enti che raccolgono donazioni per aiutare i civili coinvolti. Alcuni di questi sono Save The Children o Medici Senza Frontiere, ma in base alle vostre esigenze ne esistono vari. Prima di donare è fondamentale accertarsi della validità dell’azienda.

Per quelli che invece non hanno la disponibilità economica, esistono varie piccole azioni che ognuno di noi può fare.

Una tra le prime è il boicottaggio: nelle ultime settimane sono infatti uscite notizie di grandi catene commerciali che alimentano la guerra, dando soldi che continuano ad armare soldati, che sono spesso guidati come burattini. Alcuni di questi brand sono Starbucks, Coca-Cola, Nestlé, Disney, L’Orèal e anche il famoso McDonald’s. Alcuni di questi sono diventati ormai parte integrante della nostra quotidianità, ma andando a ridurre l’acquisto dei loro prodotti è possibile fare una piccola differenza. Più persone lo fanno, più questa differenza sarà importante: meno soldi hanno, meno soldi possono investire nei genocidi.




Fondamentale è la diffusione delle informazioni: le persone in zona di guerra non hanno accesso a nessun canale di informazione ed è dunque importante diventare la loro voce. Più diffondiamo le notizie, più possibilità ci sono che un cambiamento positivo avvenga.

Esistono alcuni giornalisti interessati alla guerra che pubblicano informazioni sui social, ad esempio @wizard_bisan1 su Instagram.

Sui social è ormai sempre più facile informarsi, ma si rischia sempre di cadere nelle fake news o di distrarsi nel mare di informazioni meno importanti. Perché no, non è fondamentale sapere se Selena Gomez supporta Israele o la Palestina, ma è fondamentale che il tuo vicino di casa ottantenne sappia che è in corso un vero e proprio genocidio.

Sempre attraverso i social, è possibile guardare dei particolari video o scaricare determinati giochi: i profitti che i creatori di tali contenuti ricevono vengono donati agli enti che offrono aiuti ai bisognosi. Su Tiktok, ad esempio, esiste una serie di filtri che, se utilizzati, aiutano a raccogliere dei profitti monetari che vengono poi donati.

Per concludere, è bene ricordare che il nostro governo ha un potere decisionale che vale molto più del nostro. Che sia un bene o un male, è fuori dal nostro controllo. Scendere in piazza e manifestare però è un potere che per ora nessuno ci può togliere. Spingere per firmare un 'Ceasefire' (letteralmente un ‘cessate il fuoco’) è fondamentale: più firme vengono raccolte, più Gaza non potrà ignorare la richiesta. Ricordo che l’Italia attualmente si è astenuta dal firmare tale documento, ma questo non vuol dire necessariamente che non prenderà mai una posizione. Far sentire la nostra voce, le nostre idee ha la possibilità di far sì che il governo firmi per il Ceasefire. L’importante è non perdere la speranza e continuare a lottare per quelli che sono dei diritti fondamentali che vengono negati. Perché quelle persone non hanno più nessun diritto né nessuna speranza: nessuno promette loro che tra due giorni saranno vivi. È quindi fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte per salvarli.