domenica 2 marzo 2025

IL GRIDO INTERIORE

EDVARD MUNCH A MILANO

di Fiorella Botta


Il 26 gennaio 2025 si è chiusa la mostra realizzata dal Palazzo Reale di Milano in collaborazione con Artemisia, azienda che allestisce e organizza mostre ed eventi, in occasione dell'ottantesimo anniversario della morte del pittore Edvard Munch.
Le opere erano cento, tra dipinti, disegni e stampe provenienti dal museo "MUNCH" di Oslo, in Norvegia.
La mostra era strutturata secondo un ordine cronologico: dopo un breve video sulla vita del pittore, nella prima sala erano esposte le prime opere della giovinezza, poi, di sala in sala, si proseguiva lungo la vita e la produzione dell’artista norvegese. Oltre a questa prima suddivisione, altre raggruppa-vano le opere a seconda dei soggetti, delle scelte cromatiche, delle tecniche utilizzate.
Ovviamente all'iconico urlo (anche se non era presente uno dei dipinti, ma una stampa) è stata riservata una sala intera, con la spiegazione approfondita del processo creativo dietro a esso.
Mi è sembrato, in generale, di trovarmi in un labirinto in cui i visitatori potevano perdersi, abbandonare il mondo esterno e dedicarsi esclusivamente a Edvard Munch. Ogni sala era pervasa dal senso di irrealtà tipico dei musei.
Un ulteriore dettaglio che ho molto apprezzato è stata la presenza di didascalie interattive grazie alle quali il visitatore poteva capire meglio le tecniche o i colori usati dall'artista.

Il Circolo Bohemien di Kristiania


Tuttavia, la mostra ha, almeno in parte, deluso le mie aspettative. Questo soprattutto a causa del numero di opere: cento lavori sono molti. Ritengo che ogni quadro, stampa o disegno debba essere ammirato, soprattutto considerando che l'arte di Edvard Munch non è affatto semplice o spontanea da comprendere.
Per capire ciò che l'artista vuole comunicare, infatti, un'opera deve essere scoperta, scavata e letta strato dopo strato, e questo non può avvenire senza l'osservazione.
E, ovviamente, analizzare così minuziosamente cento opere in un paio d'ore è impossibile. Non poter apprezzare e ammirare per quanto tempo volessi i quadri ha, per quanto mi riguarda, rovinato l'esperienza.
Un altro fattore che ritengo importante è la parte organizzativa: proprio a causa della struttura della mostra così sofisticata le stanze erano molto piccole e c'era un costante sovraffollamento di persone.
Nonostante io sia felice che molta gente sia interessata all'arte, per osservare le opere era necessario spostarsi, muoversi e scansarsi costantemente.
Sicuramente questa esposizione presentava molti lati positivi, ma, allo stesso tempo, alcuni dettagli, per quanto minimi, hanno contribuito a rovinare drasticamente l'esperienza.