lunedì 14 aprile 2025

MICHELE SCARPONI

di Giulia De Vizia

La mia classe, la 3^A dell'Istituto per Geometri, durante la gita a Pesaro, nelle Marche, ha avuto la possibilità di conoscere uno dei fondatori della Fondazione Michele Scarponi, il fratello di Michele, che con commozione e passione ci ha raccontato chi era suo fratello, cosa ha fatto e quale evento tragico ha determinato la nascita della fondazione a lui intitolata.
Ci è arrivato nel profondo del cuore, ci ha commosso mostrandoci video di suo fratello mentre gareggiava in strada e alzava le mani in segno di vittoria, e ci ha invitato a fare attenzione sulla strada e a guardare indietro perché il pericolo è sempre alle spalle.
La Fondazione è dunque un dono che la famiglia di Michele ha voluto fare a tutti, per ricordare che la memoria di Michele è custodita dentro un futuro migliore. Nel suo nome, lavora creando e finanziando progetti che hanno come fine l’educazione al corretto comportamento stradale e a una cultura del rispetto delle regole. Collabora con il mondo dello sport, la scuola, le Forze dell’Ordine, con gli organi statali deputati a controllare, mettere in sicurezza ed educare alla sicurezza stradale e con tutte le organizzazioni che hanno i medesimi obiettivi.
Michele Scarponi è morto a 38 anni, nel 2017, in un incidente stradale, travolto e ucciso da un autocarro mentre si allenava, a Filottrano in provincia di Ancona. Professionista dal 2002, soprannominato L'Aquila di Filottrano, aveva vinto il Giro d'Italia nel 2011. Aveva gareggiato solo cinque giorni prima in Austria e vinto la prima tappa del Tour of Alps.
Amava raccontare di quando ricevette la sua prima bicicletta bianca come regalo dai genitori per la prima comunione.
A otto anni fu poi iscritto nella squadra della sua zona. Dopo un periodo di scarse soddisfazioni, ottenne il più importante successo da non professionista nel 1997, a 17 anni: il campionato italiano Juniores dove batté gli avversari sull'ascesa del Castello di Caneva nel Friuli. Questa gli permise da lì a poco di entrare a fare parte della nazionale azzurra, portando con sé la maglia rosa da campione.
Michele ripeteva sempre: “L’importante non è arrivare a braccia alzate ma tutti insieme”, ricordando così un particolare avvenimento di quando aiutò un suo avversario nel tratto finale facendolo così vincere.

Dalla storia di Scarponi è stato tratto un docufilm intitolato “Gambe” per sensibilizzare sul tema della violenza stradale e quindi della sicurezza stradale, mettendo al centro la persona, l’utente fragile, il disabile, i bambini, i pedoni e i ciclisti.


Il logo ha una storia particolare: rappresenta Michele che ci dà le spalle e guarda davanti a sé nel bianco come se stesse sognando la pace e l’assenza di incidenti in strada, sulle sue spalle sono disegnate le montagne, il luogo dove principalmente svolgeva le gare e le aquile come inno alla libertà.