L’indifferenza
è sicuramente il ‘fatal flaw’ (letteralmente ‘difetto fatale’)
degli Italiani.
Abbiamo,
come popolazione, la capacità di girare la testa dall’altra parte
anche davanti le peggiori disgrazie. Un esempio? Lasciamo morire le
persone nel Mediterraneo ormai da anni, ci lamentiamo sì e no due
volte all’anno e lasciamo correre.
Uno
prova a discutere il problema e la tipica risposta è: “eh, ma noi
che possiamo fare?”, detto mentre sorseggiano il loro Spritz nel
bar più costoso di Milano, lamentandosi dell’inflazione e di
Chiara Ferragni.
Questa
indifferenza è quella che ha permesso a un migliaio di persone di
riunirsi e fare il saluto romano urlando “presente” il 7 Gennaio
2024, a Roma. Non stiamo parlando di qualche decina di persone, ma di
una folla intera di veri e propri fascisti. E di questi neanche la
metà sono stati identificati e puniti.
L’avvenimento
viene nominato anche “Acca Larentia” dal nome della via nella
quale è avvenuta la manifestazione; questa si è svolta per
commemorare la morte dei militanti Franco Bigonzetti, Francesco
Ciavatta e Stefano Recchioni uccisi nel 1978 da dei terroristi di
estrema sinistra.
Vedere
persone che si radunano per dimostrare il proprio appoggio al regime
fascista non è una cosa nuova, nonostante la legge Scelba
(formalmente legge 20 Giugno 1952, n.645) lo vieti. Alcuni di questi
manifestanti vengono denunciati e talvolta puniti, mentre altri, per
non dire la maggior parte, rimangono impuniti.
Era
infatti l’ottobre del 2022 quando centinaia di persone marciarono
sul comune di Predappio indossando camicie nere e urlando il nome del
duce, seguito dal classico ‘presente’. Tra la folla numerosi
erano i bambini.
Era
invece il 29 Aprile 2018 a Milano quando una folla si è unita a
commemorare la morte di Sergio Ramelli, sempre con il saluto romano.
Queste
manifestazioni, che possiamo definire tranquillamente illegali, hanno
avuto la strada spianata da quei partiti che, nonostante la loro
innata xenofobia, omofobia, e quindi un innato timore per il diverso,
hanno raggiunto la maggioranza. C’è chi pensa che questo non sia
un problema e che sia l’unico modo per salvare l’Italia, chi
invece preferirebbe un governo più aperto alle diversità.
Nonostante
le differenze di pensiero, ci sono dei diritti e dei doveri che,
indifferentemente dal partito che appoggiamo, dobbiamo seguire.
Negli
ultimi mesi e in particolare nelle ultime settimane si è parlato
tanto di libertà di espressione e di censura. Perché?
Era
il 7 Dicembre 2023 quando alla Prima della Scala, Marco Vizzardelli
urlò “Viva l’Italia anti-fascista”, poco dopo la fine
dell’Inno di Mameli. Nonostante il commento non avesse nulla di
sbagliato o di irrispettoso, la Digos in persona (che si occupa di
contrastare i reati che vanno contro l’ordine pubblico, come il
terrorismo) si è messa ad indagare. Quattro agenti, poco prima della
fine dello spettacolo, hanno fermato Vizzardelli, chiedendogli i
documenti. Non sarebbe stato strano se l’esclamazione di
Vizzardelli fosse stata “viva l’Italia fascista” (in quanto va
contro la legge), ma dire “viva l’Italia anti-fascista” è solo
sottolineare una legge già esistente. Eppure, nonostante questo, la
Digos ha ricevuto l’ordine di identificarlo, quasi fosse un
terrorista.
Una
situazione simile si è ripetuta nella recente settimana di Sanremo:
sono bastati due artisti, Ghali e Dargen, che chiedevano uno stop
alla guerra per alzare un putiferio. Ricordo che, nonostante il palco
di Sanremo non sia un palco dedicato a discorsi politici, è un palco
sul quale dovrebbe vigere la libertà di espressione, come in tutta
Italia. Questo però non ha impedito alla Rai di censurare la scena
in cui Ghali dice “stop al genocidio”, eliminandola da qualsiasi
replica ufficiale.
L’ambasciatore
italiano di Israele ha accusato Sanremo di aver ospitato artisti che
diffondono false informazioni e ha inviato un comunicato stampa al
programma “Domenica In” (successivo alla finale di Sanremo) dove
consolidava il sostegno dell’Italia nei confronti di Israele. Oltre
a ciò la conduttrice del programma, Mara Venier, più volte ha
interrotto l’artista Dargen, che cercava di affrontare un tema
discusso anche nella sua canzone, ovvero l’ingiustizia della
guerra.
Dopo
questi avvenimenti gli artisti, in maniera particolare Ghali, sono
stati al centro di grandi dibattiti e di drammi. L’artista stesso
ha risposto alle accuse al programma “Domenica In”, affermando:
“Ho sempre parlato di questo, da quando sono bambino. Sono uno di
quelli nati grazie a Internet, quindi Internet può documentare che é
da quando sono bambino, da quando faccio canzoni, che parlo di quello
che sta succedendo, perché non è dal 7 ottobre, questa cosa va
avanti già da un po’”.
Dopo
gli atti di censura, sono numerose le persone che sono scese in
piazza a ribellarsi contro la Rai. Ma purtroppo queste manifestazioni
sono spesso finite in modo violento: a Torino ma anche a Bologna,
Napoli e Roma le forze dell'ordine si sono scontrate con i
manifestanti.
Video
raccapriccianti girano sul web: persone innocenti che non avevano
nessun oggetto con cui poter far del male, obbligati da poliziotti
armati fino ai denti a sdraiarsi a terra. Molti sono gli studenti,
completamente innocui.
Stiamo
assistendo a una parte importante della nostra storia e non se ne sta
parlando abbastanza. Non importa se sei di destra, sinistra o se
faresti cadere il governo. Se le persone che inevitabilmente hanno
più potere di noi iniziano a zittirci, a nascondere le nostre
parole, la situazione diventa critica.
Dire
che “la storia si ripete” vuol dire essere consapevoli di quello
che ci sta succedendo, perché negli anni Venti del secolo scorso gli
Italiani hanno visto la progressiva ascesa del fascismo e insieme ad
esso l'aumentare esponenziale della censura su tutte le forme di
comunicazione allora presenti.
Ora
é il 2024 e Ghali è pubblicamente censurato dalla Rai. E' il 2024 e
studenti e persone innocenti sono picchiati dai poliziotti perché
manifestano contro la negazione di diritti fondamentali. E’ il 2024
ma... sembra il 1924.