venerdì 26 marzo 2021
LA PAROLA DEL GIORNO
giovedì 25 marzo 2021
CORNER LETTERARIO-Fumetto
L'INFERNO DI TOPOLINO
Luca Carpani
Dante, con la "Divina Commedia", il suo capolavoro, è considerato il sommo poeta e il padre della lingua italiana. Anche il mondo dei fumetti ha il suo "Dante", solo che si chiama Guido. Guido Martina.
Creatore di personaggi come Pecos Bill e Oklahoma, è celebre soprattutto per il suo ruolo nel mondo dei fumetti Disney: ebbe un ruolo importante nella creazione di Paperinik ed è considerato il padre della cosiddetta scuola Disney italiana, ossia i canoni di produzione che ancora oggi chiunque voglia cimentarsi nella nona arte deve rispettare. Questo è dovuto alla sua formidabile produzione di oltre un migliaio di storie a fumetti(!), tra cui una trentina di Parodie Disney (a cui abbiamo già accennato la scorsa volta, parlando di Dracula) ed è proprio qui che voglio andare a parare.
È infatti Martina a inventare questo genere e, reduce da alcuni anni come professore di lettere, ne scriverà moltissime, come Paperin di Tarascona, Paperopoli liberata, Paperino di Bergerac... ma siccome, com'è noto, il primo successo di un artista è difficilmente eguagliabile dai suoi seguiti, la prima di queste parodie è considerata (a buon titolo) il suo capolavoro, la sua "Divina Commedia"... perché proprio della Commedia si tratta!
Il titolo è "L'Inferno di Topolino", l'anno il 1949, e la storia era soltanto il suo secondo soggetto disneyano!
Nella primissima vignetta si può notare il nome dell'autore, evento per l'epoca più unico che raro (infatti viene citato solo lo sceneggiatore, ma il disegnatore no) e questo già basta a farci intendere la portata di tale opera. Ma non c'è scritto "soggetto" o "storia/sceneggiatura di G. Martina", c'è scritto "Verseggiatura di G. Martina". Sì, perché quel matto, per tutte le 72 tavole che compongono la storia, ha progettato le classiche vignette coi personaggi che parlano attraverso le nuvolette, ma per ciascuna di esse ha aggiunto didascalie scritte in terzine dantesche pressoché perfette... nonché esilaranti.
L'inferno Disney presenta infatti una struttura simile a quella dantesca, con tanto di contrappasso, ma i peccatori sono per lo più Platone, Cicerone e i professori severi "che gli studenti fanno viver grami", ma anche i discoli che marinano la scuola, quelli che suggeriscono dal banco... La storia era infatti destinata ad un pubblico prevalentemente infantile, anche se oggi ci sembrerebbe impensabile far leggere a dei bambini storie così esplicite su fiamme e demoni torturatori. Inoltre la geniale mente dell'autore ha inserito innumerevoli citazioni tratte dall'opera di Dante, nonché la già citata satira che difficilmente i pargoli coglierebbero (per questo oggi è decisamente più apprezzata da un pubblico più maturo).
Io ho avuto la fortuna di trovare una ristampa de "L'Inferno di Topolino" al Lucca Comics di qualche anno fa, e lo volli comprare perchè conoscevo la storia, era un cult, ma mai mi sarei aspettato che fosse così divertente! Nonostante la mole di pagine, è una delle storie che ho riletto più volte in assoluto e non me ne stanco mai. Lo straconsiglio veramente a tutti... ma sappiate che se non avete studiato la Commedia non coglierete la metà delle battute come, per fare un esempio, l'episodio di Conte Ugolino, un arbitro non proprio imparziale che morde furiosamente... un pallone!
La macchina del tempo
Caro Dante,
25 marzo 2021. 700 anni dalla tua morte.
Trovo bizzarro il fatto che noi esseri umani siamo così entusiasti di celebrare la morte dei grandi personaggi della storia…
Innanzitutto devo dirti una cosa che ti farà molto onore: ancora oggi, a distanza di 549 anni dall’“Editio princeps” della “Divina commedia”, essa non solo rappresenta ancora un caso letterario mondiale e il modello per la lingua italiana, ma, insieme al “Convivio”, alla “VIta Nova”, e a tutte le tue opere, viene ancora studiata da tutti i ragazzi, e non solo, del mondo. Chiunque oggi saprebbe recitare il primo Canto dell’Inferno.
Ma perché ancora oggi leggiamo le tue opere?
In molti, soprattutto studenti in crisi prima di un’interrogazione, si sono posti questa domanda e altrettanti insegnanti e studiosi hanno tentato di rispondere: c’é chi afferma che la tua produzione faccia parte di una cultura generale necessaria, oppure c’é chi ne esalta il modello linguistico e letterario, che rappresenta un tassello fondamentale per la letteratura. Ovviamente esistono anche tante altre motivazioni.
E tutte hanno un’alta probabilità di esser corrette, ma credo che spesso, nel caso di bambini o ragazzi, esse non siano abbastanza soddisfacenti, e lascino in noi solamente il “peso” delle trenta, quaranta pagine da studiare…
Quale potrebbe essere una soluzione?
Immaginarti un normale essere umano.
Non divino, non sommo, come tutti ti definiscono.
Credo che questi aggettivi, per quanto risaltino la tua importanza innegabile, non fanno che aumentare la distanza fra te e il lettore, e rendono più difficile approcciarsi con interesse alla lettura delle tue opere.
Siamo più propensi a ricordarci le cose vicino a noi, nel nostro quotidiano, sia perché le conosciamo come le nostre tasche, e sia perché amiamo la consapevolezza. Siamo perennemente “schiavi” dell’esigenza umana di stabilità.
Tu, Dante, sei stato un ragazzo giovane che, come tutti, si è innamorato, ha vissuto esperienze e ha anche passato momenti bui. Hai avuto nemici, amici, maestri, idoli. Ti sei nutrito di storie attraverso i libri (noi oggi lo facciamo ancora, ma più spesso anche grazie ai film e alle serie TV, che sono dei libri in cui puoi vedere le scene). Di tutto questo ne hai fatto delle opere letterarie straordinarie. Hai reso straordinaria l’ordinarietà dei tuoi tempi, che, se variata con elementi tecnologici e evoluzione storica, non è poi così tanto lontana dalla nostra.
Vorrei soffermarmi sulla “Divina Commedia” perché negli anni che verranno riceverà molte “letture” diverse: da quella religiosa, a quella allegorica-didascalica e morale. Tutte “letture” corrette, ma sempre molto lontane da ciò che può suscitare emozioni a una persona del XXI secolo.
Credo che l’unico modo per portare il poema nella nostra quotidianità sia di trasformarlo in un viaggio interiore, il cui scopo non é solamente quello di salvare l’umanità, ma anche di scavare dentro noi stessi: un viaggio in cui, varcata la soglia, si è soli, da cui non si può scappare ("lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”), e che prima o poi ognuno sperimenta nella propria vita, che sia un cavaliere del medioevo, una dama vittoriana o un’ imprenditrice digitale.
Così la “Comedìa” acquista un valore molto più intimo nei confronti del lettore: le tue avventure, i tuoi incontri inaspettati si avvicinano a ciò che sperimentiamo nella realtà.
La tua reazione alle storie dei dannati è naturale (forse però hai un po' troppi cali di zucchero): provi pena, curiosità e anche, ma in modo molto velato, desideri vendetta. Hai descritto il tuo astio nei confronti di alcune persone che conoscevi, come Filippo Argenti, il tuo vicino violento, che affoga nella melma, nell’inferno, oppure la tenzone con Forese Donati, nel Purgatorio. Oggi quest’ultimo confronto potrebbe essere paragonato a un “dissing” (letteralmente mancare di rispetto, criticare un’altra persona appartenente allo stesso ambiente) fra rapper (persone che cantano con un ritmo e una musica molto sincopate e uniformi, quasi una cantilena parlata). Questo spirito di vendetta nei confronti di chi non era nelle tue simpatie, quindi, é inaspettatamente vicino a noi.
Forse immaginarti così, così reale, così umano è il modo perfetto per renderti davvero memorabile e immortale, anche dopo settecento anni.
La macchina del tempo impiegherà un viaggio più lungo del solito, quindi, spero che la missiva venga recapitata nel secolo corretto.
Spero in una tua risposta.
Tua, Anastasia
venerdì 19 marzo 2021
LA PAROLA DEL GIORNO
“Boomer”
domenica 14 marzo 2021
15 marzo
Lunedì 15 marzo
"Specchio sii più gentile oggi se ce la fai
Ho l'anima fuori servizio
è un vizio di forma, di sostanza
E non passa mai
Sai che lo so
Specchio due dita in gola e mi riconoscerai
Potrei far meglio ma lo
Sai qui tutto si è ristretto
La gioia, il tempo, lo spazio, il sentimento
Sai non è tutto perfetto
Si tira dritto sfiorando il precipizio..."
"Specchio", Subsonica
https://youtu.be/jFVLPXyTJAU
15 marzo, Giornata nazionale contro
i Disturbi dell'alimentazione.
https://coloriamocidililla.wordpress.com/
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/06/19/18A04218/sg
lunedì 8 marzo 2021
8 MARZO
Ricetta-Vellutata di cavolo rosso
UN PIATTO DA ARTISTI
Lucia Maite Cavallera
Ho scoperto questa ricetta con degli amici e ne sono rimasta subito colpita: semplice, ottima per chi vuole un pasto salutare, allo stesso tempo gustoso e soprattutto... colorato!
INGREDIENTI:
-un cavolo rosso abbastanza grande (altrimenti due piccoli)
-panna fresca liquida 100g
-scalogno
-acqua 1,5 l
-olio
-limone
-bicarbonato
-pepe nero
PREPARAZIONE:
Per preparare la vellutata prendere il cavolo, lavarlo, rimuovere la parte dura, dividerlo in due e tagliarlo a striscioline. Poi mettere una pentola sul fuoco con dell’olio, tagliare lo scalogno e farlo cuocere fin quando non assume una colorazione dorata, gettare poi il cavolo, aggiungere un pizzico di sale e lasciarlo rosolare sul fuoco per qualche minuto girandolo spesso.
Versare poi circa un litro d’acqua (anche meno, meglio non abbondare che poi diventa troppo acquoso), abbassare la fiamma e lasciarlo per circa 30 minuti senza coperchio, mescolando di tanto in tanto. Dopo aggiungere ancora un po’ d’acqua e lasciare cuocere per gli ultimi 15 minuti.
Terminata la cottura, spegnere il fuoco, aggiungere la panna e frullare il tutto con un frullatore a immersione, fino a quando non è tutto omogeneo.
UN PASTO “COLORATO”:
Come avrete potuto notare la vellutata è di un simpatico colore viola, ma non si ferma solo a quello! Infatti, se ne si prende da parte, mettendola in due ciotoline, e si aggiunge in una un pizzico di bicarbonato e nella seconda un goccio di limone, i colori cambieranno!
lunedì 1 marzo 2021
The next day
BLACK AND WHITE
Ginevra Di Pasqua
Perché quando si pensa al bene e al male si pensa sempre al bianco e al nero? Perché non il rosso e il blu, o il giallo e il viola? Beh, è molto semplice: sta tutto in come la nostra sete di conoscenza e paura dell’ignoto agiscono sul nostro modo di pensare e agire; tra luce e buio, tra sereno e cupo, tra chiaro e scuro e tra bianco e nero dov’è che vediamo meglio? Ebbene sì, sta tutto nel nostro campo visivo. Ma a questo punto io mi chiedo: è sicuro che ciò che non vediamo sia pericoloso mentre quello che è vicino a noi alla luce del giorno no? Il bianco è l’insieme della luce di tutti i colori, si sa, mentre il nero delle ombre, eppure non è proprio per questo che il bianco è il bene e il nero il male, diciamo solo che al sole e alla luna piaceva così, ma iniziamo dall’inizio.
Le due divinità un giorno si stavano annoiando e decisero di inventare un nuovo modo per passare del tempo insieme, un modo che desse loro delle pause mentre parlavano senza sembrare disinteressati e al contempo condividere qualcosa in più. Decisero quindi di creare qualcosa che si potesse ingerire, qualcosa di poco impegnativo ma saporito, e da qui iniziò l’era delle bevande, o almeno, solo nel regno divino visto che la Terra ancora non esisteva, ma andiamo con ordine. Crearono una grossa sfera che attirasse a sé molta acqua, non sapendo come farla la resero salata, si accorsero solo dopo che non andava bene, quindi per optare a questo problema chiesero aiuto alla figlia più grande, Giulia (perché diciamolo francamente, non avevano la minima idea di cosa fare), donandole la totale gestione del pianeta per conto loro con poteri illimitati. Giulia cosparse di terra una grande area del pianeta e vi mise prima le montagne, poi i ghiacciai e infine i fiumi e i laghi. Avviò anche un sistema di ricircolo dell’acqua all’avanguardia (che funzionava anche con l’acqua salata rendendola buona), in modo che arrivasse ovunque ce ne fosse bisogno. Ma torniamo alla bevanda... ora che c’era l’acqua bisognava renderla gustosa, il sale non aveva funzionato, ma Giulia aveva un’altra idea: fece crescere tanti piccoli germogli finché nel giro di una decina d’anni milioni di piante differenti presero il posto della terra brulla. Le due divinità le assaggiarono tutte, alcune erano più dolci, altre più amare; ne scelsero un po’ e decisero di metterne nell’acqua per farle prendere il sapore. E beh, mi direte, cosa centra l’invenzione del té con la nostra storia? Beh, c’entra perché è per questo motivo che è stata creata la Terra, o almeno, il motivo che conoscono gli angeli. Ebbene sì, i figli delle divinità scoprirono che la Terra sarebbe diventata una fregatura; mentre loro stavano a crogiolarsi nel loro té, Giulia cominciò a creare la vita e, dopo migliaia di anni, la Terra fu popolata da una seccante specie, gli umani. Seccante perché ogni essere, uomo o donna che fosse, aveva bisogno di quella che voi comunemente chiamate coscienza ma che per il popolo divino significa lavoro. Ebbene le due divinità decisero di prendere i rispettivi figli e metterli al servizio di un umano come “angelo custode”. Angelo nero dice “fallo”, angelo bianco dice di no, nero dice “vattene, mi annoio”, bianco dice “no, è scortese”, nero vuole, bianco impedisce e così via, un equilibrio perfetto se non fosse che il bianco non è così facile da ascoltare e rimane spesso ignorato, motivo per cui nascono spesso guerre e litigi. Come possono, gli umani, fare sempre gli stessi errori? In quello che chiamereste Paradiso (ma che per noi è semplicemente casa) si scatenarono però altrettanti litigi. Sapete, i neri non sono tipi umili, i loro successi erano fonte di pavoneggiamenti continui, il che irritava i bianchi talmente tanto che i loro principi buonisti potevano andare a fare merenda e tuffarsi nel té per quel che li riguardava e partivano le cosiddette risse tra fratelli. Le due divinità, il Sole e la Luna, o meglio la Sole e il Luno (perché sì, voi umani avete anche sbagliato gli articoli e il genere), vollero fare un esperimento, creare degli angeli sia bianchi che neri in modo che potessero gestire da soli un umano senza litigare. L’obiettivo era fare in modo che metà angelo fosse bianca e l’altra nera, ma non sempre tutto va come ce lo si immagina; il risultato di questo primo esperimento furono tre angeli dalle ali colorate, magenta come la più bella delle rose, giallo come i limoni maturi e blu come il mare cristallino delle isole caraibiche; una cosa mai vista, a dir poco spaventosa se non addirittura agghiacciante per gli altri angeli, fuori dall’ordinario. La paura si scatenò tra il popolo divino finché Sole e Luno non decisero di bandire i tre abomini sulla Terra insieme agli umani privandoli delle ali e quindi della loro magia e cancellare la loro esistenza dalla memoria di tutti gli angeli. Ma è proprio sulla Terra che ha inizio la nostra storia: tre esseri immortali privati della loro magia e di uno scopo in un mondo così stupidamente umano sembrerebbe l’inizio di una barzelletta, eppure forse i nostri tre pesci non sono così fuor d’acqua come ci si aspetterebbe, forse sono più umani di quel che sembri.
Fine 1^ puntata
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